Mostra | Strehler e i palcoscenici milanesi
Il percorso attraverso il lavoro di Strehler si divide tra i due teatri milanesi tra i quali si è diviso, nell'arco di oltre cinquant'anni di carriera: il Teatro alla Scala, per la produzione lirica, il Piccolo Teatro di Milano per la prosa.
Giorgio Strehler al Teatro alla Scala è dedicata alla regia lirica di Strehler, parte importante della sua attività artistica, ed elemento di esemplare portata innovativa nel panorama internazionale. Nel ripercorrere la carriera di Strehler quale riformatore dello spettacolo lirico, questa mostra occupa alcuni spazi del Museo Teatrale alla Scala (dalle stanze della Biblioteca Livia Simoni al Ridotto dei Palchi Arturo Toscanini) ma trova il suo sviluppo anche in forma digitale (Giorgio Strehler, o il soffio del vero poetico) grazie alla creazione di uno spazio virtuale e interattivo, composto da sette ambienti e visitabile da remoto e da due schermi posizionati nel percorso del Museo.
Amo il teatro perché amo la vita racconta il Maestro attraverso i grandi spettacoli allestiti al Piccolo. Negli spazi del Teatro Strehler, del Teatro Grassi e del Teatro Studio Melato, è esposta una ricca selezione di materiali che, intrecciando le coeve storie di Strehler e Milano, attraverso le pagine del Corriere della Sera, testimonia le molteplici forme di dialogo tra questo straordinario artista e la sua città. Come in uno spettacolo teatrale, scandito dai suoi cambi scena, l’esposizione prevede un’alternanza di contenuti lungo tutto il periodo di tenitura in modo da dare spazio, secondo precise cadenze, alle diverse ottiche da cui osservare l’intimo legame fra Strehler e Milano.
Il Piccolo Teatro apre i propri archivi e depositi per raccontare al pubblico il lavoro di Giorgio Strehler.
L’ idea dell’allestimento è creare uno spazio dove distribuire diversi ed eterogenei materiali come se essi fossero “in transito” da un luogo all’altro del teatro, per il montaggio o lo smontaggio degli spettacoli, appoggiati provvisoriamente in attesa di un loro utilizzo non meglio definito: è un riporre che implica uno spostamento, un’azione che libera i materiali di scena per metterli di nuovo a disposizione. Il risultato è qualcosa che starà allo spettatore scegliere e ricomporre nella propria memoria.
Obiettivo dell’esposizione è sottolineare la componente umana e pragmatica, la disciplina del lavoro quotidianamente applicata nella continua collaborazione tra il regista e le maestranze del suo teatro. Intuìto e immaginato da Strehler, lo spettacolo prende vita grazie a una concatenazione di fasi artigianali che producono le scene, i costumi, gli oggetti che il pubblico vede e che di quell’idea poetica costituiscono l’incarnazione.
Strehler concepisce il Piccolo come una realtà produttiva, una comunità di persone coinvolte nella creazione di un progetto condiviso, cui tutti concorrono in base alle specifiche professionalità, in un percorso di progressivo perfezionamento rappresentato dalle prove.
Nei foyer dei tre teatri – Strehler, Grassi e Studio Melato – dieci isole espositive raccontano questo metodo di lavoro attraverso alcuni spettacoli particolarmente significativi nella produzione strehleriana.
Ogni isola è arredata e delimitata da pannelli decorati con fotografie e riproduzioni di manifesti, bozzetti e figurini relativi allo spettacolo analizzato; lo spazio individuato dai pannelli è abitato da elementi materici, dai costumi a oggetti di grande e piccola attrezzeria, oltre a tavoli occupati da vari documenti di natura archivistica (tra cui note di regia, lettere, copioni, disegni tecnici degli scenografi, ordini del giorno e di servizio), offerti alla libera consultazione del pubblico.
A cura della Fondazione Corriere della Sera, una selezione di riproduzioni di pagine di quotidiani dell’epoca completa l’informazione presentata al visitatore: è possibile addentrarsi nella lettura non solo di recensioni, ma anche di articoli di cronaca e di costume che sottolineano quanto Strehler fosse un artista continuamente in dialogo con il proprio tempo e con la Storia.
Scendendo nel dettaglio dei materiali esposti, al Teatro Strehler il pubblico può muoversi tra i foyer di platea, balconata e ingresso, attraversando le isole dedicate a cinque spettacoli, L’anima buona di Sezuan di Bertolt Brecht, Il giardino dei ciliegi di Anton Čechov, I giganti della montagna di Luigi Pirandello, Le balcon di Jean Genet, oltre all’incompiuto Così fan tutte.
Nella tromba delle scale, un’installazione con altri elementi di scena, gigantografie e proiezioni arricchisce per suggestioni il racconto.
Al Teatro Grassi si narrano la scoperta della vocazione teatrale in Giorgio Strehler, il suo profondo amore per Milano che, congiunto al sogno di fondare un nuovo teatro, lo porta, insieme a Paolo Grassi, a dar vita, in via Rovello, al Piccolo Teatro di Milano. L’inaugurazione della nuova sala con L’albergo dei poveri lascia necessariamente spazio ad Arlecchino servitore di due padroni di Carlo Goldoni, la più longeva delle regie strehleriane, che, proprio in quella sala, debuttò sempre nel 1947, nel corso della prima stagione di vita della neonata istituzione. Un focus è dedicato a Bertolt Brecht, con Vita di Galileo e L’opera da tre soldi. Una teatrografia del regista completa l’informazione sulla sua attività.
Al Teatro Studio Melato, la scelta è caduta su Elvira o la passione teatrale – l’omaggio di Strehler al maestro Louis Jouvet e, in generale, al Teatro – spettacolo che inaugurò, nel 1986, quella stessa sala riqualificata.
Gli allestimenti potranno essere intercambiabili tra un periodo e l’altro di quest’anno dedicato al centenario strehleriano, con dei veri e propri “cambi di scena” pensati per offrire un più esaustivo percorso di esplorazione della sterminata produzione artistica di Giorgio Strehler.
Amo il teatro perché amo la vita
una mostra-installazione realizzata da
Piccolo Teatro di Milano – Teatro d’Europa
Responsabile Scientifico
Alberto Bentoglio
Progetto e allestimento
Marco Rossi
Luci
Claudio De Pace
Ricerche
Archivio storico
Silvia Colombo, Davide Verga
con la collaborazione di
Silvana Crocetta
Archivio costumi
Roberta Mangano
Archivio scene e elementi di scena
Alberto Parisi, Carlo Lia, Giuseppe Rossi
Progetto grafico
Emilio Fioravanti – G&R Associati
Stampa allestimenti
Graphicscalve S.p.A.
Coordinamento grafico e stampa
Silvia Finotti
Fondazione Corriere della Sera