«Il gabbiano è il testo che mi ha veramente fatto innamorare del teatro, il mio preferito di sempre. È vero, lo dico di tante opere, ma in questo lavoro riesco a identificare tutto quello che del teatro mi affascina»: Leonardo Lidi inaugura la sua trilogia dedicata ai grandi capolavori di Čechov.
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Teatro Strehler
Scritto da Anton Čechov nel 1895, per sua stessa ammissione «andando contro le convenzioni teatrali in un modo terribile», Il gabbiano fu accolto, alla sua prima rappresentazione, da un fiasco clamoroso. La poesia racchiusa nel testo, quel suo mondo di amori non corrisposti e illusioni perdute non vennero compresi. Tanto che Čechov pensò seriamente di abbandonare per sempre la scrittura teatrale. Fortunatamente, già dalle repliche successive, le reazioni del pubblico furono via via più favorevoli e un vero e proprio trionfo salutò, due anni più tardi, la produzione diretta da Stanislavskij.
«In scena – spiega Leonardo Lidi – la drammaturgia dell’amore e dell’assenza di esso, un disegno raffinato di personaggi ed emozioni. La relazione tra forma e arte. Tra loro e noi. Il pubblico e il suo eterno specchio. Individui mai abbandonati, indecisi sull’azione, privi di muscoli, fagocitati dalla paura delle domande e dalla semplicità delle risposte. I ricordi e la nostalgia, l’infanzia, l’incontro che ci ha fatto male e quello che ci ha cambiato la vita. O fatto sorridere. O fatto piangere. O tutte e due insieme. Ecco come Čechov ha superato il suo tempo, ecco come utilizzare un testo per arrivare alla vita».
Il gabbiano è la prima parte di una trilogia destinata a completarsi con Zio Vanja e Il giardino dei ciliegi. «Tre case, o forse la stessa – continua il regista –, tre famiglie, o forse la stessa. E mentre ci sforziamo di comprendere la forma giusta per parlare al nostro presente tormentato, e mentre cerchiamo di vendere la casa di Vanja o di salvare il nostro storico giardino, noi aspettiamo nella speranza di incontrare la vita attraverso l’amore. Attraverso il teatro. In attesa di un bacio».
Durata: 1 ora e 50 minuti
Per saperne di più
Programma di sala
LeggiScritto da Anton Čechov nel 1895, per sua stessa ammissione «andando contro le convenzioni teatrali in un modo terribile», Il gabbiano fu accolto, alla sua prima rappresentazione, da un fiasco clamoroso. La poesia racchiusa nel testo, quel suo mondo di amori non corrisposti e illusioni perdute non vennero compresi. Tanto che Čechov pensò seriamente di abbandonare per sempre la scrittura teatrale. Fortunatamente, già dalle repliche successive, le reazioni del pubblico furono via via più favorevoli e un vero e proprio trionfo salutò, due anni più tardi, la produzione diretta da Stanislavskij.
«In scena – spiega Leonardo Lidi – la drammaturgia dell’amore e dell’assenza di esso, un disegno raffinato di personaggi ed emozioni. La relazione tra forma e arte. Tra loro e noi. Il pubblico e il suo eterno specchio. Individui mai abbandonati, indecisi sull’azione, privi di muscoli, fagocitati dalla paura delle domande e dalla semplicità delle risposte. I ricordi e la nostalgia, l’infanzia, l’incontro che ci ha fatto male e quello che ci ha cambiato la vita. O fatto sorridere. O fatto piangere. O tutte e due insieme. Ecco come Čechov ha superato il suo tempo, ecco come utilizzare un testo per arrivare alla vita».
Il gabbiano è la prima parte di una trilogia destinata a completarsi con Zio Vanja e Il giardino dei ciliegi. «Tre case, o forse la stessa – continua il regista –, tre famiglie, o forse la stessa. E mentre ci sforziamo di comprendere la forma giusta per parlare al nostro presente tormentato, e mentre cerchiamo di vendere la casa di Vanja o di salvare il nostro storico giardino, noi aspettiamo nella speranza di incontrare la vita attraverso l’amore. Attraverso il teatro. In attesa di un bacio».
Durata: 1 ora e 50 minuti
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Programma di sala
LeggiLa Locandina
di Anton Čechov
assistente alla regia Noemi Grasso
Biglietti
Categoria spettacolo Ospitalità
Platea Intero € 33 | Ridotto (under 26 e over 65) € 21
Balconata Intero € 26 | Ridotto (under 26 e over 65) € 18
Abbonamenti
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