La cupa, ossia l’ombroso sentiero tra le cave, ma anche il buio, perché affondata nelle tenebre è la violenta faida che contrappone le due famiglie di scavatori di tufo protagoniste del «capolavoro assoluto» di Mimmo Borrelli: una storia in versi di tradimenti, antica e attualissima.
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Teatro Studio Melato
Secondo un’antica leggenda, durante la notte di Sant’Antonio, agli animali è concesso di poter parlare agli uomini. Ma con un prezzo da pagare: chi li ascolta, sarà maledetto da sventura e dannazione. È così che Innocente Crescento è costretto a rievocare la terribile storia della sua famiglia, dando inizio a La cupa, lo spettacolo salutato da la Repubblica come «capolavoro assoluto, che cambia le sorti della scena». Una scrittura visionaria, declinata in quindicimila versi di una lingua napoletana potente e incantatrice; un poema allegorico in cui risuonano echi di Basile e Shakespeare, baluginano riferimenti al Teatro Nō e alla tragedia greca; una storia antica, ma in realtà attualissima, di faide, tradimenti, amputazioni, soprusi, violenze.
«La trama – spiega Mimmo Borrelli, qui nella triplice veste di autore, regista e interprete – è un fittizio e afflitto mondo altrove, in cui si scontrano i pianeti porosi di una saga dalle colpe sepolte tra anfratti, strati geologici, fatti aneddoti e incavi, il cui confine della memoria è smunto e levigato da anni, venti malsani ed epoche di misfatti e di peccati originali. Una vera e propria saga, incastonata preta pe’ preta nel cuore, un tempo buono e generoso, del suo protagonista in negativo Giosafatte ’Nzamamorte: un uomo buono, retto, sorretto dalla coscienza di un passato inquieto, indecifrato, burrascoso, folle».
Durata: 190’ più un intervallo (prima parte 100’ | intervallo 20’ | seconda parte 90’)
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Programma di sala
LeggiSecondo un’antica leggenda, durante la notte di Sant’Antonio, agli animali è concesso di poter parlare agli uomini. Ma con un prezzo da pagare: chi li ascolta, sarà maledetto da sventura e dannazione. È così che Innocente Crescento è costretto a rievocare la terribile storia della sua famiglia, dando inizio a La cupa, lo spettacolo salutato da la Repubblica come «capolavoro assoluto, che cambia le sorti della scena». Una scrittura visionaria, declinata in quindicimila versi di una lingua napoletana potente e incantatrice; un poema allegorico in cui risuonano echi di Basile e Shakespeare, baluginano riferimenti al Teatro Nō e alla tragedia greca; una storia antica, ma in realtà attualissima, di faide, tradimenti, amputazioni, soprusi, violenze.
«La trama – spiega Mimmo Borrelli, qui nella triplice veste di autore, regista e interprete – è un fittizio e afflitto mondo altrove, in cui si scontrano i pianeti porosi di una saga dalle colpe sepolte tra anfratti, strati geologici, fatti aneddoti e incavi, il cui confine della memoria è smunto e levigato da anni, venti malsani ed epoche di misfatti e di peccati originali. Una vera e propria saga, incastonata preta pe’ preta nel cuore, un tempo buono e generoso, del suo protagonista in negativo Giosafatte ’Nzamamorte: un uomo buono, retto, sorretto dalla coscienza di un passato inquieto, indecifrato, burrascoso, folle».
Durata: 190’ più un intervallo (prima parte 100’ | intervallo 20’ | seconda parte 90’)
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Programma di sala
LeggiLa Locandina
foto di scena Flavia Tartaglia
Biglietti
Categoria spettacolo Ospitalità
Platea Intero € 33 | Ridotto (under 26 e over 65) € 21
Balconata Intero € 26 | Ridotto (Under 26 e over 65) € 18
Abbonamenti
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