Può uno spettacolo diventare specchio della battaglia per la libertà nella Milano degli anni Sessanta? Il libro Un Galileo a Milano di Massimo Bucciantini ricostruisce la storia di Vita di Galileo di Bertolt Brecht nella regia di Giorgio Strehler messo in scena al Piccolo Teatro nel 1963. Con l'autore intervengono Giulia Lazzarini, Umberto Ceriani, Alberto Negrin e Maurizio Porro.
Chiostro Nina Vinchi
«Milano, 21 aprile 1963. Una domenica sera. Sul palcoscenico del Piccolo Teatro una compagnia di oltre quarantacinque attori, un coro di bambini, e poi mimi, acrobati e un nano mettevano in scena Vita di Galileo di Bertolt Brecht con la regia di Giorgio Strehler. Era la prima volta che veniva rappresentata in Italia».
Massimo Bucciantini, docente di Storia della scienza all’Università di Siena, racconta la storica messa in scena di Vita di Galileo di Bertolt Brecht con la regia di Giorgio Strehler nel libro Un Galileo a Milano. Alla presentazione intervengono l'autore con Giulia Lazzarini e Umberto Ceriani, che nella messa in scena del 1963 hanno interpretato Virginia, figlia di Galileo e Ludovico Marsili, il regista Alberto Negrin, assistente di Giorgio Strehler e il critico del Corriere della Sera Maurizio Porro.
Al Piccolo Teatro, nel 1963, Giorgio Strehler porta in Italia per la prima volta il capolavoro tedesco e le conseguenze saranno imprevedibili: «preceduto da prove interminabili che portarono alla chiusura del teatro per quaranta giorni, lo spettacolo durò oltre cinque ore e venne salutato da interminabili applausi. Ma fu molto più di una rappresentazione teatrale. In quelle settimane accorati appelli giunsero all’arcivescovo di Milano perché intervenisse a mettere fine a quello che veniva considerato uno scandalo. Tant’è che in alcune chiese gruppi di fedeli organizzarono perfino delle veglie nel tentativo di esorcizzarlo».
Scoppia una vera e propria battaglia attorno al tema della libertà e lo spettacolo diventa l’inaspettato riflesso di quello che sta accadendo contemporaneamente sulla scena politica della Milano degli anni Sessanta.
«Milano, 21 aprile 1963. Una domenica sera. Sul palcoscenico del Piccolo Teatro una compagnia di oltre quarantacinque attori, un coro di bambini, e poi mimi, acrobati e un nano mettevano in scena Vita di Galileo di Bertolt Brecht con la regia di Giorgio Strehler. Era la prima volta che veniva rappresentata in Italia».
Massimo Bucciantini, docente di Storia della scienza all’Università di Siena, racconta la storica messa in scena di Vita di Galileo di Bertolt Brecht con la regia di Giorgio Strehler nel libro Un Galileo a Milano. Alla presentazione intervengono l'autore con Giulia Lazzarini e Umberto Ceriani, che nella messa in scena del 1963 hanno interpretato Virginia, figlia di Galileo e Ludovico Marsili, il regista Alberto Negrin, assistente di Giorgio Strehler e il critico del Corriere della Sera Maurizio Porro.
Al Piccolo Teatro, nel 1963, Giorgio Strehler porta in Italia per la prima volta il capolavoro tedesco e le conseguenze saranno imprevedibili: «preceduto da prove interminabili che portarono alla chiusura del teatro per quaranta giorni, lo spettacolo durò oltre cinque ore e venne salutato da interminabili applausi. Ma fu molto più di una rappresentazione teatrale. In quelle settimane accorati appelli giunsero all’arcivescovo di Milano perché intervenisse a mettere fine a quello che veniva considerato uno scandalo. Tant’è che in alcune chiese gruppi di fedeli organizzarono perfino delle veglie nel tentativo di esorcizzarlo».
Scoppia una vera e propria battaglia attorno al tema della libertà e lo spettacolo diventa l’inaspettato riflesso di quello che sta accadendo contemporaneamente sulla scena politica della Milano degli anni Sessanta.