In occasione dello spettacolo Avevo un bel pallone rosso di Angela Demattè, regia di Carmelo Rifici, il Piccolo Teatro organizza un incontro per ricordare i 50 anni dal 1968, le dure lotte operaie degli anni Settanta, la fondazione delle BR. Con l'autrice e il regista intervengono Fausto Bertinotti, Aldo Brandirali, Marco Boato. Modera Massimo Bernardini.
Teatro Studio Melato
Avevo un bel pallone rosso di Angela Demattè, regia di Carmelo Rifici, in scena al Teatro Studio Melato dal 30 ottobre al 4 novembre, è l'occasione per parlare di un periodo cruciale della recente storia italiana, partendo dal 1968, di cui ricorrono i cinquant'anni, per arrivare alle dure lotte operaie degli anni Settanta e alla nascita delle Brigate Rosse fondate dalla protagonista dello spettacolo, Margherita Cagol, nome di battaglia Mara, con il marito Renato Curcio.
All'incontro intervengono, con l'autrice e il regista, Fausto Bertinotti, Aldo Brandirali, Marco Boato. Modera Massimo Bernardini.
«Il testo della giovane drammaturga – dice Massimo Bernardini – ha ritratto in modo profondo e inusuale Margherita Cagol. La quale, indagata soprattutto nelle sue radici culturali ed esistenziali attraverso il dialogo con il padre, diventa figura esemplare e drammatica di una generazione in mutamento nell’Italia di quegli anni. È un viaggio dentro una tradizione e una dimensione antropologica – il Trentino con le sue radici cattoliche, il senso della famiglia, la dedizione agli altri, una morale solida e antica – che arriva disarmata all’urto provocatorio dei tempi nuovi, di cui stenta a capire il profondo mutamento. Di esso Milano è stata il luogo chiave. È qui che Margherita Cagol e Renato Curcio, provenienti dalla comune esperienza del '68 a Trento, decidono di stabilirsi dopo il matrimonio. Qui fondano la prima esperienza politica alternativa, in contatto con le dure lotte operaie del '69 e ’70; qui imboccano la strada totalizzante e illusoria che li porta all’illegalità, alla lotta armata, alla fondazione delle Brigate Rosse, alla clandestinità, fino al drammatico epilogo della morte di Margherita in uno scontro con le forze dell’ordine nel ’76. I tre ospiti, in dialogo con l’autrice e il regista, possono aiutarci a ricostruire gli snodi, gli interrogativi, i sogni e i fallimenti di quel passaggio epocale nell’Italia di quegli anni. E soprattutto cosa resta di quel sogno di un “mondo nuovo” per cui alcuni, in quella generazione, decisero di arrivare a mettere in gioco persino la propria vita».
Avevo un bel pallone rosso di Angela Demattè, regia di Carmelo Rifici, in scena al Teatro Studio Melato dal 30 ottobre al 4 novembre, è l'occasione per parlare di un periodo cruciale della recente storia italiana, partendo dal 1968, di cui ricorrono i cinquant'anni, per arrivare alle dure lotte operaie degli anni Settanta e alla nascita delle Brigate Rosse fondate dalla protagonista dello spettacolo, Margherita Cagol, nome di battaglia Mara, con il marito Renato Curcio.
All'incontro intervengono, con l'autrice e il regista, Fausto Bertinotti, Aldo Brandirali, Marco Boato. Modera Massimo Bernardini.
«Il testo della giovane drammaturga – dice Massimo Bernardini – ha ritratto in modo profondo e inusuale Margherita Cagol. La quale, indagata soprattutto nelle sue radici culturali ed esistenziali attraverso il dialogo con il padre, diventa figura esemplare e drammatica di una generazione in mutamento nell’Italia di quegli anni. È un viaggio dentro una tradizione e una dimensione antropologica – il Trentino con le sue radici cattoliche, il senso della famiglia, la dedizione agli altri, una morale solida e antica – che arriva disarmata all’urto provocatorio dei tempi nuovi, di cui stenta a capire il profondo mutamento. Di esso Milano è stata il luogo chiave. È qui che Margherita Cagol e Renato Curcio, provenienti dalla comune esperienza del '68 a Trento, decidono di stabilirsi dopo il matrimonio. Qui fondano la prima esperienza politica alternativa, in contatto con le dure lotte operaie del '69 e ’70; qui imboccano la strada totalizzante e illusoria che li porta all’illegalità, alla lotta armata, alla fondazione delle Brigate Rosse, alla clandestinità, fino al drammatico epilogo della morte di Margherita in uno scontro con le forze dell’ordine nel ’76. I tre ospiti, in dialogo con l’autrice e il regista, possono aiutarci a ricostruire gli snodi, gli interrogativi, i sogni e i fallimenti di quel passaggio epocale nell’Italia di quegli anni. E soprattutto cosa resta di quel sogno di un “mondo nuovo” per cui alcuni, in quella generazione, decisero di arrivare a mettere in gioco persino la propria vita».