In occasione dello spettacolo Don Giovanni di Molière, regia di Valerio Binasco, in scena al Teatro Strehler, il Piccolo Teatro organizza un incontro con la compagnia per parlare dei temi dello spettacolo e della messa in scena. Modera l'incontro Anna Piletti.
Chiostro Nina Vinchi
Valerio Binasco prosegue nella scelta di testi classici mettendoli in scena con uno sguardo personale e contemporaneo. Il suo Don Giovanni, allontanandosi dal mito, dalla tradizione recente, ma anche da quella tardoromantica cara agli intellettuali del secolo scorso, è «il risultato di un eccesso di desideri compulsivi e viziosi, che egli coltiva con il preciso scopo di stare BENE con se stesso, e non di autopunirsi in modo estetico (come nella tradizione novecentesca), né di fare la rivoluzione culturale. Ma con una caratteristica in più, che sembra però una caratteristica in meno, ma non lo è: la propria scarsa consapevolezza di chi egli sia realmente nell'anima. Questo suo 'non percepirsi' nel profondo, questo rifiuto a priori di considerare degno di interesse la coscienza di sé, è una condizione psicologica molto contemporanea, teatralmente interessante, poco indagata».
Con Gianluca Gobbi (Don Giovanni) e Sergio Romano (Sganarello), sono in scena Giordana Faggiano (Donna Elvira), con (in ordine alfabetico) Vittorio Camarota, Fabrizio Contri, Marta Cortellazzo Wiel, Lucio De Francesco, Elena Gigliotti, Fulvio Pepe, Ivan Zerbinati.
Valerio Binasco prosegue nella scelta di testi classici mettendoli in scena con uno sguardo personale e contemporaneo. Il suo Don Giovanni, allontanandosi dal mito, dalla tradizione recente, ma anche da quella tardoromantica cara agli intellettuali del secolo scorso, è «il risultato di un eccesso di desideri compulsivi e viziosi, che egli coltiva con il preciso scopo di stare BENE con se stesso, e non di autopunirsi in modo estetico (come nella tradizione novecentesca), né di fare la rivoluzione culturale. Ma con una caratteristica in più, che sembra però una caratteristica in meno, ma non lo è: la propria scarsa consapevolezza di chi egli sia realmente nell'anima. Questo suo 'non percepirsi' nel profondo, questo rifiuto a priori di considerare degno di interesse la coscienza di sé, è una condizione psicologica molto contemporanea, teatralmente interessante, poco indagata».
Con Gianluca Gobbi (Don Giovanni) e Sergio Romano (Sganarello), sono in scena Giordana Faggiano (Donna Elvira), con (in ordine alfabetico) Vittorio Camarota, Fabrizio Contri, Marta Cortellazzo Wiel, Lucio De Francesco, Elena Gigliotti, Fulvio Pepe, Ivan Zerbinati.